Teatranti

Compagnia Folet d’la Marga… teatranti por lo gaudio di tutti quanti!
Gli aspetti fondamentali del teatro medioevale furono la drammatizzazione, i motivi teatrali religiosi, una componente liturgica e didattica e uno sviluppo di una forma drammatica in volgare. Il fatto che ad oggi siano conosciute solo le forme drammatiche antiche legate alla liturgia religiosa può essere dovuto ad un fattore culturale, in quanto le forme strettamente popolari appartenevano alla cultura dell’oralità.
Fin dalla fine del Trecento si iniziarono a costruire dei “palcoscenici” nei sagrati all’esterno delle chiese e la conseguenza fu proprio la nascita di rappresentazioni teatrali con tematiche profane (dal greco pro fanòs che significa proprio prima/fuori dal tempio).

Appare dunque la figura del Giullare (da latino Joculator), e tali attori venivano chiamati con appellativi specifici che designavano i loro diversi campi d’azione. C’erano i saltatores (saltimbanchi), i balatrones (ballerini) i bufones (comici) e persino i divini (gli indovini) ed ancora trampolisti, vomitatori di amene scurrilità, acrobati. Alcuni di loro agivano sulla pubblica piazza, alcuni nelle corti dei grandi signori; cantavano ai pellegrini le vite degli eroi e dei santi, oppure si potevano trovare nelle taverne. La Chiesa li condannava perché rei di possedere le capacità di trasformare il loro corpo e la loro espressione, andando così contro natura e quindi contro la volontà di Dio creatore (soprattutto dopo la formazione dell’associazione di giullari fatta a Parigi nel 1332 al quale presero parte anche le giullaresse), perché girovaghi e conoscitori del mondo e per questo ragionevolmente irridenti nei confronti delle regole monastiche. Le cose però cambiarono quando gli spettacoli dei mimi e dei giullari vennero messi per iscritto e la Chiesa iniziò a conservarli e contemporaneamente tramutò le feste pagane, legate ai giullari, in feste proprie dette paraliturgiche.
Il buffone non è il giullare. Il primo si limitava all’interpretazione (anche di musiche) altrui mentre il secondo era creatore di versi.
Dalla Spagna medievale, segnatamente in Castiglia tra il XIII e il XIV secolo, vi è un aneddoto significativo: percorrendo il “Camino de Santiago”, Giraldo Riquier, giullare spagnolo, giunse in Castiglia alla corte del Re e, spavaldo, fece al sovrano una richiesta precisa: essere riconosciuto come giullare – distinto dai buffoni – ed ottenere una “patente”. Quando il Re volle sapere il motivo di questa curiosa richiesta, Riquier rispose che i buffoni erano soltanto esecutori di opere altrui, mentre egli era un trovatore, cioè un artista colto che trovava e creava da sé musiche e versi originali. Il Re accolse la richiesta e Gerardo Riquier ottenne la sua “patente”, creando una divisione di significato tra giullari e buffoni
Sappiamo che i giullari percorrevano preferibilmente le strade che conducono alle tre città sante: Roma, Gerusalemme e Santiago di Compostela; sebbene la mèta fosse una di quelle città, lo scopo del giullare era quello di poetare, divulgare notizie, suonare e cantare versi a quanti più pellegrini possibile, affinché questi, ritornando nei rispettivi paesi, potessero a loro volta divulgare le parole dei giullari.

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